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L’Oracolo

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Che cosa diremo a quelli che nascono adesso?
Che scusa troviamo per questo disastro umano?
Che cosa abbiamo dimenticato? Che cosa?
Quando piangiamo. Quando siamo a pezzi.
Quando il sole non ce la fa più a darci consolo.
Che cosa si è da noi scancellato? Quale
Semplice formula? Che parola, che cifra?
Che parto rifiutato ha fatto
Di noi solo un nome e un cognome?
Solo un corpo terrestre? Solo due mani, un petto,
una schiena. Ah! Che cosa? Che cosa?
Che cosa fa di noi solo un grumo nello
Splendore del mondo?
Ci serve denaro e versamento di sangue.
Confini, nomi servono
per ogni minimo stato. Poi
Porte muri cancelli muraglie dogane
Bastioni, muri e muri, per il dentro e il fuori
per il qui e il li, perché tutto sia a misura del respiro
In quella sua piccola taglia di fiato.Che cosa?
Nessun popolo è mai stato lontano come questo da ciò che lo tiene in vita.
Nessuno porta la ferita con quell’indifferenza nostra.
Che cosa? Che cosa?
Guardando da qui non si osa credere che sia proprio così.
Guardando da qui, ora, solo si vede
Maestoso e modesto, il dolore, di una creatura sola.

(Mariangela Gualtieri, Paesaggio con fratello rotto)